Design Sostenibile: un business che viaggia green
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By: Marco Ciccarelli
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17 Giugno 2025
Design sostenibile sembra una specie di formula magica, che da anni fa da vero e proprio codice di comportamento per le aziende. E in Italia? Sembra esser un vero passe partout capace di aprirci, letteralmente, le porte del mondo. Ma dove sta guardando esattamente il mondo, oggi, quando cerca lo stile italiano? Al di là dell’architettura e dell’arredamento, oltre l’abbigliamento, l’oggetto del desiderio per chi cerca un po’ di scent of Italy sono gli occhiali. Esatto, l’occhialeria italiana è l’eccellenza nostrana che ci sta proiettando sempre di più negli scenari internazionali che contano.
Design sostenibile vuol dire sempre fashion: ecco cosa dice ANFAO
Tralasciando tutte le bellissime e note iconografie che parlano del binomio moda-Italia, come si racconta in concreto il made in Italy? Parliamo allora di cifre, con l’occhio puntato proprio sull’occhialeria italiana. Perché, per fortuna, design sostenibile vuol dire anche fashion. Qualcosa di bello, artistico ed anche tangibile… che si vende.
In occasione del MIDO, ANFAO, Associazione Nazionale Fabbricanti Articoli Ottici, ha svelato dei dati molto succosi. A proposito, troverete uno speciale di “Ottica Italiana” dedicato ad ARU Eyewear per il MIDO 2024 proprio qui!
Soltanto lo scorso anno, l’export del design made in Italy dell’occhialeria è arrivato a 5,24 miliardi di euro. Ancora meglio hanno fatto le importazioni, con una crescita del 5,8% nel primo consuntivo 2024, e il raggiungimento di quota 1,75 miliardi di euro. Tutto l’approfondimento sui dati ANFAO è disponibile a questo link.
Qual è lo stato dell’arte in termini di consapevolezza ambientale?
Nel 2025, sempre più aziende italiane attive nel settore moda scelgono di investire in design sostenibile, adottando materiali a basso impatto, processi produttivi circolari e soluzioni logistiche a emissioni ridotte.
Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale del Design Sostenibile, oltre il 67% delle PMI del settore moda e arredo ha avviato almeno una iniziativa concreta legata alla sostenibilità ambientale. In particolare:
- Il 54% utilizza materiali riciclati o rigenerati;
- Il 48% adotta tecniche produttive a basso consumo energetico;
- Il 36% integra pratiche di logistica sostenibile, scegliendo partner come DHL Express e optando per trasporti a emissioni ridotte.
Un trend in costante crescita che dimostra come la sostenibilità non sia più una scelta, ma un fattore competitivo strategico.
Vediamo le cose più da vicino. L’impegno dell’occhialeria italiana nel design sostenibile
Anche il comparto dell’occhialeria italiana, noto per l’eccellenza manifatturiera e l’attenzione al design, sta affrontando una svolta green. Sempre più aziende stanno investendo in tecnologie produttive a basso impatto e in materiali eco-compatibili, come:
- Acetato di cellulosa bio-based, biodegradabile e privo di ftalati;
- Lenti realizzate con materiali riciclati o riciclabili;
- Packaging sostenibile in carta FSC o plastica compostabile.
A questi si aggiunge una crescente attenzione al trasporto e alla logistica. Esempio concreto è ARU Eyewear, che ha stretto una partnership con DHL Express per ridurre le emissioni legate alla distribuzione, grazie all’uso di carburanti sostenibili e pratiche di spedizione ottimizzata.
Questo approccio conferma come il design sostenibile, anche nel settore eyewear, rappresenti una leva per creare valore, innovazione e consapevolezza ambientale, senza rinunciare allo stile e alla qualità del made in Italy.
ARU Eyewear e l’obiettivo del design sostenibile come portatore di Bellezza
L’ispirazione di un team nasce dalla combinazione di due fattori determinanti: ciò che accade al di fuori della sala riunione, nel mondo, e l’identità del brand.
Lo sa bene l’architetto Daniela Verazzo, fondatrice di ARU Eyewear, brand emergente del design made in Italy dell’occhialeria italiana nel mondo.
“Siamo in un momento storico dove è impensabile scegliere di coltivare solo il proprio spazio chiuso. Non basta più crescere per avere successo, occorre maturare e aprirsi verso una prospettiva più ampia. La visione imposta dai cambiamenti ci suggerisce che il successo vero di un’azienda deve coincidere con un successo per tutta la società.”
Vis a vis con l’architetto Daniela Verazzo, negli occhi del cambiamento possibile
Il desk dell’architetto Verazzo è il perfetto caos controllato di una CEO dinamica che, se potesse, spaccherebbe le 24 ore per ricavarne altre 24 e poter fare tutto quello che ha in mente. Tra le copie di magazine di moda e ottica che hanno dedicato spazio ai modelli ARU (li trovate tutti in questa succosa carrellata) e tre smartphone che squillano di continuo, Daniela snocciola dati e progetti con frenetico entusiasmo:
“In questo contesto di trasformazioni del design sostenibile made in Italy, perché l’eyewear dovrebbe fare eccezione? Una ricerca aveva già messo in evidenza che l’occhialeria è il quarto settore più identificativo – e più venduto- dello stile italiano nel mondo. Prima ci sono l’abbigliamento, il vino e le automobili. Ora, spiegatemi perché si possono produrre tessuti cruelty free con tecniche a basso impatto ambientale, automobili che inquinano meno, vini biologici… e non si potrebbe fare lo stesso con l’occhialeria italiana?!”
Detto, fatto: il team di Daniela ha preso lo spirito e le idee concrete di sostenibilità ambientale e vi ha impresso il trademark di ARU Eyewear.
Il design sostenibile made in Italy nelle collezioni uniche di ARU Eyewear
L’architetto Daniela Verazzo ha concepito ARU Eyewear come un vero e proprio hub creativo a tema design sostenibile made in Italy dell’occhialeria.
“La sostenibilità parte dalla creatività. Il nostro primo omaggio, come artisti della manifattura italiana, è rivolta alle bellezze del mondo. Nel mondo nascono le idee che diventano le nostre collezioni. Questo, in un modo quasi spirituale, ci induce a un circolo virtuoso e ci responsabilizza nei processi di produzione”.
Ogni collezione espande il concept di una differente ispirazione. La linea Stone declina la suggestione delle pietre preziose: Quita, Iole, Dicro, Una, Opale. Le gemme di questa linea sono davvero tante!
Lo stesso fa Avenue con le strade più famose del mondo, e i nomi dei modelli suonano senz’altro familiari: Bond, Mayfair, Honoré, Gracia, Spiga…
Design racconta nei suoi modelli esclusivi l’esperienza rivoluzionaria di architetti fuori dagli schemi. Anche in questa collection, i nomi sono emblematici; Mies, Gae, Grop (dedicata a Gropius), Valls (secondo nome di Calatrava).
Secondo la filosofia ARU, gli occhiali sono un elemento che raccontano la propria storia, certamente diversa rispetto alla serialità ed omologazione della moda del momento. Gli occhiali sono l’unico oggetto da sfoggiare sul viso, che quindi regala distinzione, rende esclusivi e non banali. Raccontano qualcosa di sé, sono il compagno del nostro vivere quotidiano.
Di più, per Daniela Verazzo, creare e indossare occhiali vuol dire…
“Esperienze che portano altrove, regalando nuove prospettive sia a chi li indossa che a chi li guarda. La sottile quanto fondamentale differenza tra moda -realtà mordi e fuggi- e design -progetto più a lungo termine, destinato a durare nel tempo- espressione di stile, fatta apertamente per essere osservata e ammirata. Il design sostenibile made in Italy è anche questo, la rivendicazione del diritto alla vanità, perché no!”
“Attraverso le collezioni ARU, ho trovato la chiave giusta per trasformare la progettualità architettonica, dove ogni segno geometrico è legato ad un immaginario, ed ogni scenario riprende e rinnova stili del passato. La rivoluzione della forma sta proprio qui: tra revival e immaginazione.”
Design sostenibile e green revolution dell’eyewear
La green revolution sposa perfettamente l’idea di bellezza e creatività di ARU, soprattutto quando si parla di occhiali come strumenti di design per cercare nuove prospettive. Niente è più rivoluzionario, nel sistema del profitto a tutti i costi, del design sostenibile. Si potrebbe dire che tutta la green economy sia stata frutto di una provocazione, a guardare le cose in maniera diversa. Daniela e tutto il team ARU hanno letteralmente riformato il modo di vedere e mostrare il
made in Italy dell’eyewear.
“ARU è orgogliosamente figlia della green revolution, perché abbiamo sempre pensato che sia improduttivo generare profitto a scapito di tutto il resto. Insomma, non avrebbe senso disinteressarsi di fare la propria parte, rischiando di non sapere un giorno dove e a chi lasciare il proprio retaggio. Con i nostri modelli abbiamo trovato il modo per raccontare il mondo, che siano le strade, le pietre e le gemme naturali, oppure i grandi geni. Non ha alcun senso sapere di poter fare qualcosa per quello stesso mondo e poi non farlo!”
Quell’impulso, quel proposito che lavorava dentro come magma, ha trovato il suo sbocco creativo e pratico nella nuova collezione Natoorì.
Lo spirito ecosostenibile della linea Natoorì di ARU Eyewear
Creare ed esportare oggi design sostenibile made in Italy, significa dunque dar vita ad una forma di grazia dove si è realmente in grado di restituire al mondo parte dell’ispirazione che ci ha donato.
“… Dell’ispirazione e anche delle materie. Il minimo che possiamo fare adesso è non dare al pianeta robaccia difficile da smaltire in cambio delle sue risorse” precisa l’architetto Daniela Verazzo, trattenendo a stento il fervore.
Quest’idea ha trovato concreta applicazione nella linea Natoorì prodotta da ARU Eyewear. L’ispirazione per questa collection è resa abbastanza evidente anche dai nomi dei singoli occhiali: Eden, Linfa, Flos, Gea, Pan.
Le montature hanno un taglio deciso e fashion, e ciascun modello è valorizzato da preziosi giochi di luce, semitrasparenze e cromie cangianti. Ogni occhiale della Natoorì è come un prisma, i cui illusionismi sembrano suggerire il desiderio, ancora una volta, di andare oltre le convenzioni e cercare sempre nuovi sguardi sulla vita.
Design sostenibile nei fatti
Natoorì è più che un semplice sguardo, si tratta di design sostenibile made in Italy green che diventa materia tangibile. Ancora una volta, Daniela freme per spiegare tutto, e lo fa con la passione ammirevole di chi è così abituato a fare, che ha bisogno di gesticolare prendendo l’aria a pugni per limitarsi solo a dire:
“Tutta la collezione è realizzata in acetati di cellulosa bio, proveniente dal cotone esente da plastificanti standard utilizzati nel settore. Questo vuol dire che il prodotto è assolutamente biodegradabile.”
“Non solo, abbiamo pensato anche agli astucci: delle pochette portaocchiali semirigide completamente realizzate a mano. Volevamo custodie altrettanto green e preziose, all’altezza degli occhiali, e ci siamo riusciti! Le pochette-astuccio sono fatte in resina e polvere di legno, oltre che cotone pregiato. Il tutto si completa con una microfibra artistica, dove sono rappresentati i concetti della linea.”
ARU Eyewear sceglie DHL Express come partner per far viaggiare il business in modo green
L’impegno del team ARU e di Daniela Verazzo, non si esaurisce però “soltanto” (si fa per dire) nell’ispirazione artistica e nella produzione.
Design sostenibile vuol dire prendersi cura di tutto ciò che accade anche fuori dalla propria comfort zone, dal proprio orticello.
“Per questo, pensando anche a quel che succede dopo la messa in produzione, abbiamo scelto di fare le cose per bene fino in fondo. Anche nella distribuzione! Oggi il business viaggia veloce, certo. Ma, come dico sempre ai miei collaboratori: ‘bruciare le tappe non deve voler dire bruciare la foresta’. Non c’è un pianeta B là fuori.”
Da qui, la partnership con DHL Express, che mette in campo per le aziende il SAF, Sustainable Aviation Fuel,
Ossia il carburante aereo sostenibile, che abbatte le emissioni Scope 3. Si tratta delle emissioni di gas serra che non dipendono dall’azienda, ma dalla filiera.
“Il fatto che le Scope 3 non dipendano da ARU, nel nostro caso, non ci esime da responsabilità. L’obiettivo di DHL è ridurre in modo consistente le emissioni nocive entro il 2050, e noi siamo con loro in questo viaggio! Per questo, ci affidiamo alla loro gamma di servizi green”.
Ci vorrà tempo affinché la green economy diventi la prassi comune del mercato, ma del resto è già nel DNA del design sostenibile made in Italy. Daniela Verazzo resta comunque ottimista, perché:
“I cambiamenti restano solo nell’aria, finché qualcuno ce li sa mostrare… Magari con un nuovo paio di occhiali!”
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